Per decenni, la teoria degli stili di apprendimento (Gardner con le sue “Intelligenze multiple”, Fleming con il modello VARK) ha dominato il campo dell’educazione. Secondo questo filone di pensiero, ogni individuo possiede un metodo preferito di apprendimento—visivo, uditivo o cinestetico—e adattare l’insegnamento a questi stili può migliorare significativamente l’efficacia educativa. Tuttavia, studi recenti hanno messo in discussione la validità di questa teoria, rivelando una mancanza di prove scientifiche a sostegno, per questo la teoria degli stili di apprendimento è stata rivalutata.
Mentre la teoria delle intelligenze multiple di Gardner continua ad essere influente e discussa, la teoria specifica degli stili di apprendimento ha incontrato scetticismo scientifico riguardo alla sua efficacia nell’istruzione. Questo non implica che le idee di Gardner siano state completamente smentite, ma indica che l’applicazione pratica delle teorie richiede ulteriori indagini e validazioni scientifiche.
Le Origini della Teoria
La teoria degli stili di apprendimento ha radici che risalgono a oltre trent’anni fa (Gardner, 1983). Si basava sull’idea che personalizzare l’insegnamento in base alle preferenze sensoriali individuali potesse migliorare l’apprendimento e la ritenzione delle informazioni. Questo approccio ha trovato ampia accoglienza tra educatori e formatori, portando alla diffusione di test e questionari progettati per identificare lo “stile di apprendimento” di ciascun individuo.
La Critica degli Studi Recenti
1 Un’analisi pubblicata su Psychological Science in the Public Interest ha esaminato criticamente la ricerca che ha portato alla formulazione della teoria degli stili di apprendimento. Gli autori hanno evidenziato che molti degli studi originali non utilizzavano metodi scientifici rigorosi e spesso mancavano di controlli sperimentali adeguati. Di conseguenza, le conclusioni tratte da questi studi erano, nella migliore delle ipotesi, speculative.
La Nuova Evidenza
Le ricerche condotte negli ultimi anni hanno prodotto risultati che contraddicono la teoria degli stili di apprendimento. Studi empirici hanno dimostrato che non esistono prove convincenti che le persone apprendano meglio quando le informazioni sono presentate nel loro stile di apprendimento preferito. Invece, i risultati suggeriscono che fattori come la qualità dell’istruzione e l’impegno attivo degli studenti sono molto più determinanti per il successo educativo.
2 Ad esempio, uno studio condotto da Pashler et al. ha utilizzato metodologie sperimentali rigorose per testare l’efficacia dell’adattamento degli stili di apprendimento. I risultati hanno mostrato che non c’era alcuna differenza significativa nelle prestazioni degli studenti quando le lezioni erano presentate nei loro stili preferiti rispetto a quando non lo erano . 3 Un altro studio di Rogowsky et al. ha confermato che gli studenti non miglioravano significativamente quando le informazioni erano presentate secondo il loro presunto stile di apprendimento.
Le Implicazioni per l’Educazione
Questi risultati hanno importanti implicazioni per l’educazione. Invece di concentrare risorse e tempo nella personalizzazione dell’insegnamento basata su stili di apprendimento, gli educatori dovrebbero focalizzarsi su strategie pedagogiche che siano universalmente efficaci. Approcci come l’istruzione diretta, l’apprendimento attivo, e il feedback regolare hanno dimostrato di essere più efficaci nel migliorare l’apprendimento per tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro preferenze sensoriali.
Conclusioni
La teoria degli stili di apprendimento, nonostante la sua popolarità, manca di un solido sostegno empirico. Gli studi moderni indicano che non esistono modalità di apprendimento “ottimali” individuali e che un approccio educativo efficace deve basarsi su strategie che funzionano bene per tutti gli studenti. È essenziale che educatori e istituzioni basino le loro pratiche su evidenze scientifiche solide, per garantire il miglioramento reale e tangibile dei risultati educativi.
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Note a piè di pagina
- Pashler, H., McDaniel, M., Rohrer, D., & Bjork, R. (2009). Learning Styles: Concepts and Evidence. Psychological Science in the Public Interest, 9(3), 105-119. ↩︎
- Pashler, H., McDaniel, M., Rohrer, D., & Bjork, R. (2009). Learning Styles: Concepts and Evidence. Psychological Science in the Public Interest, 9(3), 105-119. ↩︎
- Rogowsky, B. A., Calhoun, B. M., & Tallal, P. (2015). Matching learning style to instructional method: Effects on comprehension. Journal of Educational Psychology, 107(1), 64-78. ↩︎
Altre fonti
- Riener, C., & Willingham, D. (2010). The Myth of Learning Styles. Change: The Magazine of Higher Learning, 42(5), 32-35.
- Kirschner, P. A., & van Merriënboer, J. J. (2013). Do Learners Really Know Best? Urban Legends in Education. Educational Psychologist, 48(3), 169-183.
- Coffield, F., Moseley, D., Hall, E., & Ecclestone, K. (2004). Learning styles and pedagogy in post-16 learning: A systematic and critical review. Learning and Skills Research Centre, London.
- Hattie, J. (2009). Visible Learning: A Synthesis of Over 800 Meta-Analyses Relating to Achievement. Routledge.